
Uno studio del JRC esamina come i paesi dell’UE definiscono e affrontano il cyberbullismo, individuando gli elementi essenziali del fenomeno e i relativi fattori di rischio e protezione. Dalla revisione di ricerca, politiche e leggi nazionali emerge che una definizione condivisa e programmi di intervento allineati renderebbero l’ambiente digitale più sicuro per i minori.
Sebbene esistano molte definizioni, una versione comune validata da esperti europei migliorerebbe la comparabilità dei dati, la coerenza delle politiche e l’efficacia delle risposte a livello UE.
Come funziona il cyberbullismo?
Il cyberbullismo è un fenomeno in crescita che colpisce un numero sempre maggiore di bambini e adolescenti, con molte vittime che riportano episodi ricorrenti nonostante gli sforzi di prevenzione.
Si distingue dal bullismo tradizionale e da altre forme di violenza online perché l’ambiente digitale permette attacchi continui, senza limiti di tempo o luogo, e la rapida diffusione a un pubblico ampio. L’anonimato della rete facilita comportamenti aggressivi e forme di vittimizzazione che altrimenti non avverrebbero.
Secondo la letteratura esaminata nello studio, gli elementi chiave alla base delle definizioni consolidate di cyberbullismo includono:
- Un’esposizione al danno che può ripresentarsi più volte, anche se l’atto iniziale è avvenuto una sola volta e si è diffuso viralmente.
- Un divario di potere tra chi compie l’azione e la vittima, che può dipendere dalle abilità digitali e non necessariamente dalla forza fisica o dallo status sociale.
- Comportamenti ostili mediati attraverso le tecnologie digitali
- Presa di mira mirata nei confronti di singoli individui o gruppi specifici.
Come rispondono le autorità nazionali?
I paesi europei contrastano il cyberbullismo tramite campagne di sensibilizzazione, interventi educativi e norme legali, anche se la presenza e il tipo di legislazione specifica variano molto. Esistono leggi che coprono le forme di violenza online, ma i giovani spesso non sanno quando un comportamento diventa illecito.
Lo studio suggerisce un approccio integrato che unisca strumenti giuridici applicati con cautela a interventi educativi e supporto psicosociale, così da prevenire questo fenomeno e aiutare i ragazzi a riconoscere e gestire i comportamenti dannosi online.
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