Nuove metodologie per annientare le microplastiche nell'acqua potabile

A partire dall’inizio di questa settimana, la Commissione ha adottato una metodologia standardizzata per misurare la presenza di microplastiche nell'acqua e un atto delegato per garantire il riutilizzo sicuro delle acque reflue trattate per l'irrigazione agricola, con l’obiettivo di risanare la resilienza idrica e migliorare la qualità e la quantità dell’acqua nell’UE.

Cosa sono le microplastiche? Sono infinitesimali particelle di plastica che tuttora inquinano le nostre acque e i nostri mari, con un intervallo di grandezza pari a 330 micrometri e i 5 millimetri, altamente pericolose – come dimostrano diversi studi scientifici – proprio perché per la loro grandezza possono disciogliersi ed essere accidentalmente ingeriti dall’uomo, in quanto presenti e veicolate dall’acqua.

Questo provvedimento si rifà, in realtà, alla direttiva sull’acqua potabile nata nel gennaio 2021 per migliorare la qualità delle acque (diventata fonte di preoccupazioni per la presenza di alcune sostanze possibilmente dannose per la salute, come le microplastiche) insieme all’accessibilità alle risorse idriche potabili per tutti i cittadini europei. Proprio per questo motivo, il Centro Comune di Ricerca (JRC) e gli esperti di tutti gli Stati membri hanno supportato e collaborato alla creazione di una metodologia precisa che è stata attualmente adottata.

Il regolamento sul riutilizzo dell’acqua e la direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane promuove l’utilizzo delle acque reflue per l’irrigazione dei campi coltivati o in generale per l’agricoltura. Entrambi mirano a trovare risposta al crescente stress legato alle fonti idriche, dovuto principalmente ai forti cambiamenti climatici, alla domanda costante sempre in aumento, all’inquinamento e alla perdita di biodiversità. Chiaramente, la direttiva si cura di stabilire anche i livelli minimi di monitoraggio, considerando anche i provvedimenti da prendere nei confronti della gestione di rischi per rispondere ai possibili pericoli sanitari e ambientali e nei confronti di un utilizzo trasparente.

La metodologia armonizzata permetterà agli Stati membri di raccogliere informazioni sulla presenza di microplastiche nella propria catena di approvvigionamento idrico. Ciò renderà il confronto e l'interpretazione dei risultati ottenuti più facili rispetto alla situazione attuale in cui gli Stati membri utilizzano metodi differenti.

Queste nuove norme relative alle acque si aggiungono a un avviso pubblicato all'inizio di questa settimana per aiutare gli Stati membri a definire il "buono stato ecologico" degli oceani. Ciò aiuterà in particolare gli Stati membri a sostenere gli attori economici nell'uso sostenibile del mare, evitando al contempo danni significativi o irreversibili alla vita o agli habitat marini.