Fecondazione: Strasburgo, no alla ricerca su embrioni

Bocciato ricorso contro legge 40 ma questione è sempre più controversa

La legge 40 sulla fecondazione assistita passa indenne l'ultimo esame della Corte europea dei diritti dell'uomo: l'Italia può continuare a vietare qualsiasi sperimentazione sugli embrioni, e quindi proibirne anche il dono a fini scientifici, come previsto dall'articolo 13 della norma.

 

Nel rivolgersi alla Corte di Strasburgo la donna, vedova di Stefano Rolla, morto nell'attentato di Nassiriya del 2003, aveva sostenuto che il divieto impostole dallo Stato di donare gli embrioni creati nel 2002 con il suo compagno ledeva il suo diritto al rispetto della vita privata e quello al rispetto della proprietà privata. I togati di Strasburgo le hanno dato torto su entrambi i punti.
Una decisione che è stata salutata da molti come una grande vittoria e un punto fermo sulla questione. 'La Corte ha riconosciuto la ragionevolezza della legge 40 a partire dal non avere ridotto gli embrioni ad una proprietà', ha detto il ministro della salute Beatrice Lorenzin.
Ma i giudici hanno soprattutto analizzato approfonditamente la questione dal punto di vista del rispetto della vita privata, e quindi del diritto a decidere per gli embrioni.

Lo stesso testo della sentenza ha inoltre confermato quanto la questione resti controversa. Circa due terzi delle 68 pagine che la compongono sono occupate dalle obiezioni, spesso di segno opposto, sollevate da ben 14 giudici.
Un punto fermo la Corte l'ha invece messo oggi su un altro tema controverso affermando che non c'è nessun obbligo, per chi voglia presentare un ricorso a Strasburgo, di farlo solo dopo che la questione sia già stata esaminata dalla Corte Costituzionale nazionale.